sabato 20 dicembre 2008

Vai avanti tu che a me non mi va più - 9

Nella mia vita ho incontrato poche persone allo stesso tempo cortesi, gentili ma autoritarie come Barto, anzi diciamo che come lui ho incotrato solo lui. Ecco perchè finalmente, dopo averlo fatto penare per giorni / settimane oggi gli ho promesso che avrei portato a termine il compito che mi aveva affidato. E io, nonostante tutto, le promesse le mantengo.
Prima cosa: le regole, ci sono sempre delle regole da seguire.
  1. indica il post del blogger che ti ha linkato
  2. copia le parti precedenti del racconto e il regolamento
  3. inserisci la tua parte in grassetto
  4. scrivi il nome del blogger che dovrà continuare la storia
  5. lascia un commento al blogger che ti ha linkato dicendogli che sei andato avanti e comunica al blogger designato che ha un compito da portare a termine
  6. copia il titolo e incollalo nell’apposito spazio incrementando di uno il numero

C’era una volta, le storie mi piacciono di più quando iniziano così, un vecchio e consumato dal tempo nano da giardino. Ramòn il suo nome.Ramòn viveva in un vecchio giardino poco curato assieme agli amici di sempre, Ester, Paco e Babette. Tutti assieme trascorrevano le giornate decorando l’ingresso della Vecchia Casa quando improvvisamente passò il Perfido Curato, spazzando il vialetto con la sua tonaca. “Dovete togliere quel nastro verde,” tuonò loro, “non mi piace”.‘E perchè mai?’ chiese Ramon ‘la Casa non è mica la sua, che cosa ci fa altrimenti, ci esorcizza a turno?’ Ester, Paco e Babette scoppiarono a ridere, ed il Curato voltò le spalle tramando vendetta, la sua veste nera che fluttuava nel vento, lo faceva sembrare un enorme pipistrello. Nessuno dei nanetti sembrò preoccuparsi del curato, così ripresero ad addobbare il loro giardino. La giornata finì piacevolmente, e quando la notte scese cupa e pesante sul piccolo e ridente villaggio di Nanomorto, Ramòn, dopo il bicchierino della staffa, dette la buonanotte a tutti e si coricò briaco intinto. Ad un certo punto, dal fondo del vialetto, si avvertì un rombo crescente e, subito dopo, una macchina nera sfrecciò diritto verso il giardino puntando proprio i nanetti. Con un rombo micidiale l’auto impazzita attraversò il prato falciando i nani e mandandoli in mille pezzi, i quali caddero sparsi fra le zolle di terra sollevate dai pneumatici. Una risata sadica echeggiava nella notte. Ma uno era riuscito a salvarsi. Babette si guardò intorno, lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi era deprimente. Camminava stravolta tra i resti dei suoi amici. La rabbia prese il posto dello sgomento iniziale. Era decisa a trovare il colpevole, voleva vendicare i suoi amici ma soprattutto il suo amato Ramon, il padre del bambino che portava in grembo.Raccolse un coccio rosso, un brandello del cappello di Ramon, e giurò a se stessa che se non avesse trovato il colpevole avrebbe comunque dato fuoco all'auto del curato così, per sentirsi meglio e alleviare il dolore.Si guardò intorno, e seguì le tracce dei pneumatici. Perlustrò con lo sguardo ogni centimetro quadrato di terreno, sperando di trovare degli indizi.Mentre cercava, prese la decisione di andare da sua madre, la Nana Bianca, che abitava più a nord. non poteva certo restare lì da sola. Vi giunse dopo due ore di cammino, durante le quali aveva meditato su come trovare il colpevole della strage di Vecchia Casa. Nonostante avesse costantemente in mente Ramon e la sua scomparsa, mentre camminava cercò di focalizzarsi sui pochi elementi che aveva a sua disposizione: uno scontrino del fast food "The wild cloaca", una moneta da 5 Scazzugli e il bastoncino di un ghiacciolo, probabilmente all'amarena visto che era lievemente tinto di rosa.La Nana Bianca accolse la figlia con grande gioia, ma quando quest'ultima le raccontò quello che era successo e che era incinta, la Nana Bianca stette in silenzio per un momento poi si alzò e aprì l'armadietto dei liquori. Si versò un doppio Frollo con ghiaccio, menta e una goccia di trielina poi dichiarò con voce seria e decisa: "dobbiamo chiedere aiuto ai miei padroni di giardino".
“Mamma, ma sei sicura che qualche umano darebbe un aiuto a noi andando contro altri esseri della propria specie?” chiese dubbiosa Babette. “Figlia mia” rispose la Nana Bianca “dovresti aver ormai imparato che la solidarietà tra esseri appartenenti alla stessa specie è un concetto piuttosto estraneo alla razza umana. Per di più, a due anticlericali come i miei padroni non sembrerà vero di avere la possibilità di incastrare un Curato. Adesso riposati, che hai fatto un lungo viaggio, e domani sera, quando saranno tornati dal negozio, inizierò ad accennare il problema a quei due scapestrati”.Naturalmente la notte di Babette non fu affatto dedita al riposo. Come avrebbe potuto una povera nanerottola dilaniata dal dolore prendere sonno? Di conseguenza nemmeno la Nana Bianca poté riuscire a dormire, e per tranquillizzare la figlia, le spiegò qualcosa sui due umani a cui intendeva chiedere aiuto.Syd (come Barrett) e Janis (come la Joplin), i due padroni della Nana Bianca, erano proprietari di un negozio di dischi, che aveva la particolarità di vendere soltanto vinili provenienti da etichette e distribuzioni rigorosamente indipendenti. Una scelta che sarebbe stata coraggiosa in qualunque epoca, ancora di più, ovviamente, in quella attuale. Ai fini di Babette, comunque, questo poteva rappresentare un aspetto positivo, perché se i due avevano deciso di prendersi questo rischio nella scelta di come guadagnarsi da vivere, figuriamoci se potessero farsi dei problemi nel cercare prove contro il Perfido Curato.
La mattina dopo di buon’ora - in realtà era mezzogiorno ma i nani di giardino si alzano molto più tardi rispetto agli orari umani, quindi per il loro standard era come per un umano svegliarsi e uscire di casa prima dell’alba, quando è ancora così buio che sembra notte fonda - Babette e Nana Bianca decisero di raggiungere i loro padroni di giardino. Si avviarono verso la casa percorrendo il viale e non è una cosa da poco. Anche il senso della distanza, infatti, cambia tra un umano e un nano da giardino. I nani da giardino stanno sempre fermi direte voi. No, rispondo io, si muovono ma voi non ve ne rendete conto, è un po’ come per gli orologi o i capelli che diventano bianchi. Spesso le cose accadono e noi non le vediamo, così succede anche per i nani da giardino, si muovono ma ai nostri occhi sono fermi. La strada per la casa dei padroni era lunga. Scommetto che vi aspettate un lungo resoconto di imprevisti, disavventure e magari anche qualche gag comica che rendi interessante il tragitto. Mi spiace ma non sarà così, i due, Babette e Nana Bianca si incamminarono lungo e il viale e ci misero ben tre giorni e quattro notti ad arrivare alla porta. Tre giorni e quattro notti in cui non successe assolutamente nulla di importante ai fini della nostra storia. Arrivati alla porta, Nana Bianca si protese verso la porta quando un suono la distrasse e la fece voltare. Aveva intravisto qualcosa di veloce passare con la coda dell’occhio e non riuscì a fare a meno di voltarsi. Diede un’occhiata in giro e non vide nulla, si voltò di nuovo allungando il braccio verso la porta, con tutta la dovuta flemma che contraddistingue i nani anche in situazioni particolarmente eccezionali ma, anche questa volta, dovette fermarsi. Questa volta a interromperla fu la figlia che aveva notato una piccolo esserino muoversi con un’andatura sbilenca a un paio di metri da loro. Era il Pinguino Frangicetto, dai più conosciuto come il Pinguino Screamo dato che sosteneva di urlare con forza insieme ad altri pinguini in alcuni gruppi dai nomi strani tipo “The Day Before Last” o “Circa Susan”. Babette lo guardò con aria stupita, non aveva mai visto un tipo del genere, la cosa che la colpiva di più non era il modo di vestire di Frangicetto, né il modo di camminare – entrambi alquanto strani – quanto un’impressione più generale. Il nano che aveva di fronte le sembrava, infatti, diverso da ogni pinguino che lei avesse mai conosciuto visto intravisto e anche immaginato. A interrompere i suoi pensieri fu la voce della madre, “FRANCIGETTO” urlò. Questi si voltò, guardò Babette e la madre come se solo i quel momento si fosse reso conto della loro presenza e, senza perdere tempo, chiese loro: “State cercando Syd e Janis, vero?”. Babette rispose per prima “si, come hai fatto a capirlo?”. “Beh” rispose Frangicetto, “non credo esista altro motivo che avrebbe fatto muovere tua madre dalla sua tana fino a qua. Comunque mi spiace ma i due umani sono usciti, non torneranno prima di sera, posso esservi di aiuto?”. Nana Bianca soppesò un attimo la domanda e poi rispose con voce ferma, “si, certo che puoi”.

Ora arriva la parte difficile, a chi affidare la storia? Ci ho pensato sopra un po' e alla fine, con somma fiducia nella sua fantasia senza fine, affido il compito di continuare la storia a Zoe.


1 commento:

campanilla de invierno ha detto...

ahuaauahauuahau ma te sei scemo se pensi che io davvero con tutto quello che ho da fare mi metta a leggere tutta sta cascata di parole XD hauaahuua